Parlarsi e capirsi

L'articolo che segue è stato redatto da Marcella Danon
psicologa, trainer counselor, giornalista

Quanti malintesi e quanti conflitti nascono semplicemente dall'incapacità diffusa di "ascoltare" davvero, fare silenzio dentro di sé e aprirsi nei confronti di quello che l'altro vuole dire. Ecco le basi per creare un vero dialogo.

In ogni incontro, casuale o di lavoro, tra amici o sconosciuti, con il partner o un negoziante, non scambiamo solo parole e concetti, ma molto di più. Sono due interi mondi che si incontrano, per pochi istanti, per anni o per vite intere. Se non si comprende la ricchezza e la possibile varietà di queste due dimensioni che si incontrano, non si potrà mai capire né accompagnare la complessità delle relazioni che possono nascere.

Quanti malintesi nascono dal non prendere in considerazione che il nostro interlocutore non è necessariamente "fatto" come noi, e che quindi ha una sensibilità, visione del mondo, percezione della realtà diverse dalla nostra. Quanti conflitti nascono dal "non ascolto" più che da reali contrapposizioni, o dall'utilizzo indiscriminato di luoghi comuni mai messi in discussione…

Senza un opportuno allenamento, quando parliamo con gli altri, la maggior parte delle volte non parliamo davvero con loro, ma con l'idea che ci siamo fatti di loro, o con il riflesso di qualche altra figura – spesso la madre o il padre – che con l'interlocutore presente non ha nulla a che fare. Senza un opportuno allenamento, quando parliamo con gli altri, parliamo in realtà da soli e non ascoltiamo neppure quello che l'altro dice davvero. Non c'è da stupirsi se poi, anche nelle relazioni più importanti, "non ci si capisce".

Come fare? Cominciare ad ascoltare. Esercitarsi ed educarsi ad ascoltare l'altro, concentrando davvero l'attenzione su quello che sta dicendo. Di più. Partire dal presupposto che l'altro ha ragione e farsi spiegare bene che cosa intende sino a quando si ha capito il suo punto di vista. Questo già predispone il dialogo verso una comprensione reciproca invece che verso una lotta senza quartiere per avere ragione, verso un conflitto tra voci che non si ascoltano e quindi, naturalmente, non si capiscono.

Questa inaspettata mossa strategica – simile quella del judoka che usa la forza dell'avversario a suo favore – ha un "effetto collaterale" non irrilevante: permette all'interlocutore stesso di mettere in chiaro le ragioni del suo punto di vista e di verificare quanto siano più o meno verosimili o fondate. Non sentendosi più attaccato, ma invitato a spiegarsi, diventa più disponibile a un incontro.

Ma non è solo nel conflitto che è importante "parlarsi e capirsi", lo è anche nella normale routine quotidiana, nella vita di famiglia, di lavoro, di coppia, di relazione. Tutto è relazione, la vita stessa è relazione! Quindi, apprendere ad avvicinarci all'altro con il rispetto che merita ogni "alterità" diventa il punto di partenza per instaurare relazioni più armoniose e collaborative, a tutti i livelli, anche nella società e sul pianeta. Bastano pochi accorgimenti e molto allenamento. La ricetta? Attenzione, ascolto, rispetto, empatia, dialogo. Tutte tappe che costruiscono il sentiero che porta alla capacità di uscire dal soliloquio della propria mente per incontrare davvero l'altro. E' questo che si chiama comprensione, è questa la base di un vero dialogo.

Non giudicare
Nessuno ama sentirsi puntare addosso un dito giudicante. Dà senso di inadeguatezza, può essere fonte di angoscia, inibizione o rabbia. E' un atteggiamento che mina ogni possibilità di incontro. L'assenza di giudizio è una delle caratteristiche primarie di uno spazio autentico di comunicazione in cui ci si concede reciprocamente di incontrarsi e accettarsi per "ciò che si è", senza etichettarsi a priori.

Non interpretare
Ogni tentativo di interpretazione tende inevitabilmente a generalizzare e, in un colloquio, allontana da un contatto più autentico con la persona che sta di fronte, trasmette un senso di fraintendimento e genera facilmente irritazione. Ormai persino dallo psicologo e dal counselor le persone si sentono, giustamente, in diritto di essere ascoltate senza venire inserite in "scatolette preconfezionate".

Non "leggere nel pensiero"
O non avere la pretesa di farlo, soprattutto. Questo vuol dire non dare per scontato che già si sa cosa l'altro pensa, sente, vuole, o non vuole. L'alternativa è chiedere, verificare, esternare l'eventuale perplessità, per non confondere mal di pancia con atteggiamento di ostilità, timidezza con ostentazione, preoccupazione con fastidio. Ancora una volta vuole dire riconoscere all'altro il suo modo di essere e di esprimersi.

Non dare soluzioni
Quando qualcuno racconta un suo problema, spesso ha solo bisogno di sfogarsi e di chiarirsi le idee parlandone. Guai a interromperlo, pur se con la migliore delle intenzioni, per fornirgli soluzioni! Le soluzioni, giustamente, ognuno può trovarsele da solo e il fatto di parlare di quanto sta a cuore è il modo migliore per cominciare. Se vogliamo davvero aiutare chi ha un problema, facciamolo parlare!

In questi ultimi tempi, in particolar modo durante l'ultima Campagna Elettorale, il livello di comunicazione mass-mediatica e non, pareva fosse figlio del detto popolare: "Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire"…
Così, giusto per fare un po' di chiarezza, mi sono permesso di proporVi un articolo della dott.ssa Marcella Danon sull'abc dei rapporti interpersonali.
Se interessati, potrete trovare altri suoi articoli nel sito web http://www.lifegate.it

gidibao

5 Risposte to “Parlarsi e capirsi”

  1. Anonymous Says:

    Veramente sei un insegnante di scuola dell’infanzia ?

  2. gidibao Says:

  3. Lab Says:

    vero, il fatto è che non c’è stato dibattito fra le parti politiche, solo critiche tese a screditare, e la comunicazione, che non verteva su altro se non questo, era solo verso gli elettori…
    molto bello il tuo angolo, veramente.

    Un saluto Lab

  4. Undine Says:

    Grazie per il post e il link, entrambi interessanti. E’ necessario ascoltare di più, si è come persa l’educazione a farlo, tesi come siamo a dare risposte foggiate sull’opinione spesso errata che abbiamo degli altri.

    In chiave politica ritengo che in questi giorni ci sia poco da fare, noto poco dialogo attorno a me.

  5. gidibao Says:

    @undine…
    grazie a te undine, i tuoi post sono eccezionali 🙂
    Finita questa (estenuante) campagna elettorale, ci daremo da fare affinchè finalmente si possa ritornare al dialogo intorno a noi 🙂

    un salutone 😉

    @lab…
    dici bene lab 🙂 ne convengo.
    Un grazie sincero per il tuo gradito commento 😉
    molto bello anche il tuo angolo alchemico! Se ti farà piacere, ritornerò molto volentieri nel tuo laboratorio.

    buona serata,

    gidibao

Scrivi una risposta a Anonymous Cancella risposta